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lunedì 19 gennaio 2009

Disegni con Photoshop (3)

Ho provato a "creare" un personaggio in stile SteamPunk.. ancora c'e' qualcosa da rivedere.. se non altro ha ispirato un mio amico (Leonardo Murgiano) a "commentare" l'opera:



Cassandra Beauvoir Welch Terza entrò al Persephones con la solita aria che assumeva entrando in un locale del genere: l’aria di una che fingeva di non far caso all’effetto che faceva la sua camminata sugli avventori.
Dopo una giornata come quella, era suo diritto e dovere tirare dritto fino al bancone, e rivolgere solo un cenno a Jordan e gli altri. Ricontrollò pigramente allo specchio se il trucco fosse almeno quasi passabile.
Riservò l’occhiataccia d’obbligo ad un tizio che avrebbe fatto bene sollevare lo sguardo di qualche grado, e scorse velocemente le facce degli astanti.
Solito gruppo di giocatori seriamente impegnati a farsi turlupinare da Jordan, un paio di bravacci e qualche vecchio minatore che avevano deciso di farsi una bevuta, ed il classico soldato di ritorno dalla licenza con lo sguardo di chi è ormai troppo vicino alla guarnigione e troppo lontano da casa.
Non ci sembrava essere traccia di Phobos o di uno dei suoi. Regalò al barista il sorriso della giornata, mentre il pianista sembrava farle eco con una sere di accordi brillanti.

“Un sunrise, Andrè”
“Subito, madam”
“Mi piace quando mi chiami madam. Non lo fai spesso”
Andrè si voltò a prendere bicchiere e ingredienti. Si girò di scatto, per attaccarla di sorpresa.
“Lo faccio quando ti comporti da signora, C.B. Se qui da dieci minuti e..
“…Il locale è ancora intero, lo so, lo so. Per quanto ancora me lo vuoi rinfacciare?” Fecero finta di non scambiarsi uno sguardo complice.
Il fiammifero brillò per un attimo nella penombra del locale. Il fumo salì leggero nell’aria, lentamente. Cassandra si appoggiò sul gomito ed assunse un aria distante. Sbuffò, seccata. Poco distante, il pianista indugiava su note blu, quasi a fornirle una colonna sonora più appropriata. Con il sigarillo fra i denti, si girò dando la schiena allo specchio, gomiti al bancone. Ignorando gli avventori, si girò verso la finestra. Pioveva.

Per un po’ rimase assorta a guardare la fitta pioggerella che scrosciava sulla wilderness. Una nuvola di vapore, lo scoppiettio del motore ed il sibilo delle valvole di sfogo di una vanship in atterraggio annunciava l’arrivo di un nuovo cliente. Dopo l’evergreen soda di questi, venne il momento di un altro sunrise.
Andrè attese pazientemente che Cassandra giocherellasse con il bicchiere vuoto del terzo sunrise. Quando si rendeva conto di essere abbastanza alticcia, era solita strisciare il dito sul bordo del bicchiere, o far ticchettare l’unghia laccata a tempo con la musica, mentre assumeva un’aria più sorniona. In quei momenti Cassandra era più incline alla conversazione.
“Brutta giornata, C.B?” Non la guardava negli occhi, il suo sguardo si alternava fra i clienti ed il boccale appena lavato che lustrava con una cura che la sua clientela non meritava.

“Diciamo che ne ho viste di migliori. Ho avuto una soffiata sbagliata ed invece di arraffare mezzo chilo di Epice mi sono ritrovata con in mano un pugno di mosche. Ed il BonnySwan ora ha un paio di buchetti sulla carrozzeria nuovi di zecca”. Socchiuse gli occhi, il suo disappunto era più evidente ora.
“Non ti converrebbe cambiarlo quel trabiccolo? Ormai puoi trovare di meglio. Ho sentito che l’esercito sta cominciando a svendere le vecchie vanship. Te ne trovi una che usavano solo per andare di pattuglia, o per inseguire qualche ladro di polli. Una mano di vernice, ed è fatta. Se hai fortuna, riesci a non far togliere le armi dallo scafo con un accordo sottobanco”.

“Storie. A Selenia, almeno, accordi sottobanco coi bei soldatini te li scordi. Ora c’è quel testa quadra di VanDyke a capo della guarnigione, i soldati dovranno compilare scartoffie anche per andare in bagno. Se non ha tutto sotto controllo va fuori di testa quello. Registra persino quello che entra ed esce dalle cucine, non c’è verso di fargliela sotto il naso con roba da arsenale. Discorso chiuso”.
“Mmh. Non sarà che parli così di lui perché te la sei legata al dito per quella faccenda del Rosemund?”
“Storie. Lo odio perché è una testa quadra, punto”. Andrè non poté fare a meno di notare che C.B. si era morsa un attimo il labbro prima di rispondere.
“E poi” - Cassandra ci teneva ad andare avanti con il discorso - “Mi fa imbestialire chi parla male del BonnySwan. Non ne fanno più di vanship così. L’ha costruita e messa a punto Diogenes Rosenkranz in persona.
Ha centinaia di ore di volo – dico, tu sai bene a chi appartenesse in precedenza – e non ha mai avuto problemi di perdite in alta quota, per non parlare del fatto che il motore manda in pressione praticamente tutta l’Epice. Certe rese in altri veicoli te le sogni, ti ritrovi un sacco di residui nei vapori di scarico”.
Andrè approfittò della conferenza per spedire un paio di birre al volo in fondo al bancone.

“Magari non ha tutte quelle dotazioni che rendono più agevole la navigazione come trabiccoli più moderni, ma a manovrabilità non la batte nessuno. E per fregare Phobos e i suoi devo basarmi su quella, a prenderli di petto mi spazzerebbero via in un attimo”. Per un po’ rimasero in silenzio. Andrè si versò da bere e si sedette, l’ora cominciava ad essere tarda, la clientela ed il fumo si diradavano. Al piano era il momento di ballads.

Rimase per un attimo a guardarla. Si era sistemata il cappello dietro il collo, i capelli argentei le ricadevano sulle guance, incorniciando il suo viso malinconico. Appoggiava il mento sulle braccia incrociate, curva sul bancone. Bella e distante.
“Sai, Cassandra…”
Lei alzò lo sguardo, come destandosi di colpo. Andrè non la chiamava quasi mai così.
“Appena arrivata, quando mi hai sorriso, ho pensato una cosa”
“Cosa?”
“Che ti ho sempre visto sorridere in quel modo. A me, a Jordan, al vecchio Odisseus. Perfino a quel tizio che hai fregato l’altro giorno”
Cassandra si prese la briga di sollevare uno dei suoi curatissimi sopracigli.
“Fregato, un accidente. E’ stata solo una transazione particolarmente favorevole per m..”
“Ad ogni modo, anche se noto delle differenze, ci sorridi più o meno allo stesso modo. Solo una volta..”
“Piantala.”
“Solo una volta ti ho visto sfoderare un altro tipo di sorriso”.
“So già dove vuoi arrivare. Non ti sembro abbastanza giù, oggi? Non vorremo parlare anche di LUI?”
“Ma… è vero. Non ti ho più vista come ti vidi con Julius. Era venuto qui per suonare, ricordi?”
“Certo che me lo ricordo. E’ stato non molto prima che.. succedesse quello che è successo”.
“Perdonami, se mi sono spinto un po’ troppo oltre. E’.. è che.. è come se da quel giorno per te il tempo si fosse fermato”
“Non hai idea di quanto hai ragione, amico mio” pensò Cassandra, ma si guardò bene dal far trapelare qualcosa dalla sua cortina di malinconia.
“Andrè… Julius per me è stato qualcosa di… “Si interruppe, e deglutì, mentre accarezzava la spilla che immancabilmente portava sul bavero. Per un’attimo si perse nel ricordo di quei giorni, come ormai le capitava solo in qualche fugace, illusorio momento prima dell’alba. Prima di tornare alla realtà, prima di ricordare che tutto fosse ormai perduto per sempre. Teneva lo sguardo assente, a tratti sorrideva, ma i suoi occhi erano lucidi.

“Devi cercare di guardare avanti, C.B. Devi…” Si interruppe. Cassandra aveva distolto lo sguardo, si era girata di lato appoggiando la guancia alla mano. La chioma argentea schermava il suo broncio.
“Scusami, davvero scusami. E’ che ho bevuto un goccio di troppo anche io e..”
“Non preoccuparti”. Lei si voltò di nuovo verso di lui. “Mi sarebbe venuto in mente comunque. Pioveva così anche quel giorno, sai? “ Sospirò leggermente, socchiudendo gli occhi appena.
”Comunque, Andrè, tutti i barman prima o poi diventano astemi, solo tu continui ad essere un inguaribile romantico”
“Senti chi parla” si disse lui, ma si guardò bene dall’esprimere ad alta voce questo suo pensiero.
“Un'altra cosa, anche se mi vergogno un po’ a dirlo…”
“Uuh, ancora. Ma oggi non hai intenzione di farti gli affari tuoi! E pensare che mi sei piaciuto tanto oggi quando hai esordito con quel madam! Dai, spara.”
“Madam! Proprio di questo volevo parlarti. Prima, quando… pensavi al giorno in cui hai ricevuto quella spilla, ecco.. non sembravi tu. L?espressione che avevi, addirittura il tuo modo di muovere le mani e di stare seduta, era cambiato, per un attimo. Sembravi…una giovane nobildonna.
Cassandra scoppiò in una grossa risata.
Andrè arrossì. “Ecco, lo sapevo che non avrei dovuto dirtelo. Però è vero! Eri diversa”.

Cassandra diventò seria di colpo. Fece un gesto inequivocabile, e in un attimo era pronto il suo quarto sunrise.
“Chissà. Magari ci sono delle cose che non sai ancora di me”. Silenzio. Si era sbilanciata un po’ troppo? Era il caso di contrattaccare all’istante.
“Tu piuttosto. Sei parecchio attento ed intuitivo per un barman. E curioso. Non avrai fatto altri lavori prima?”
“Chissà. Magari ci sono delle cose che non sai ancora di me”.
Cassandra si portò il bicchiere alle labbra per nascondere una smorfia soddisfatta.
Fuori, , mentre a pioggia continuava a cadere sulla wilderness.



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